Ombra e Luce: La collezione completa - Ebook
Ombra e Luce: La collezione completa - Ebook
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Una cacciatrice con un segreto. Una serie di morti misteriose. E un gatto siamese famiglio e scurrile. Cosa potrebbe mai andare storto?
Il mio nome è Rowyn Sinclair e sono una cacciatrice.
Sono la migliore in quello che faccio, e quello che faccio non è bello. Se un demone passa dalla nostra parte del Velo, o se un lupo mannaro diventa selvaggio e uccide un innocente, mandano me.
Non è tutto rose e fiori e la paga di solito fa schifo, ma faccio quello che serve per avere la pancia piena e un tetto sopra la testa.
Quando il Consiglio, il gruppo di nati dagli angeli che mi ha evitata così tanti anni fa, mi offre un lavoro, non ho altra scelta che accettarlo.
Tutto sarebbe andato bene se il Consiglio non mi avesse costretto a lavorare al caso con Jax, il guerriero nato dagli angeli diabolicamente bello e misterioso.
Ma qualcosa puzza... Letteralmente. Più a fondo scavo, più la situazione peggiora. Si scopre che questi omicidi non sono quello che sembrano. Sono molto, molto peggio...
Azione non-stop e risate a crepapelle. Inizia l'avventura oggi e fuggi in questo mondo di magia, romanticismo e mistero!
⭐⭐⭐⭐⭐"Caccia Oscura è un'emozionante storia paranormale che ti farà leggere fino a tarda notte. L'ho divorato e non riuscivo a fermarmi". —Boundless Book Reviews
Libri inclusi nel cofanetto:
📕Caccia Oscura
📕Vincolo Oscuro
📕Ritorno Oscuro
📕Dono Oscuro
📕Maledizione Oscura
📕Angelo Oscuro
📕Attacco Oscuro
Sinossi
Sinossi
Una cacciatrice con un segreto. Una serie di morti misteriose. E un gatto siamese famiglio e scurrile. Cosa potrebbe mai andare storto?
Il mio nome è Rowyn Sinclair e sono una cacciatrice.
Sono la migliore in quello che faccio, e quello che faccio non è bello. Se un demone passa dalla nostra parte del Velo, o se un lupo mannaro diventa selvaggio e uccide un innocente, mandano me.
Non è tutto rose e fiori e la paga di solito fa schifo, ma faccio quello che serve per avere la pancia piena e un tetto sopra la testa.
Quando il Consiglio, il gruppo di nati dagli angeli che mi ha evitata così tanti anni fa, mi offre un lavoro, non ho altra scelta che accettarlo.
Tutto sarebbe andato bene se il Consiglio non mi avesse costretto a lavorare al caso con Jax, il guerriero nato dagli angeli diabolicamente bello e misterioso.
Ma qualcosa puzza... Letteralmente. Più a fondo scavo, più la situazione peggiora. Si scopre che questi omicidi non sono quello che sembrano. Sono molto, molto peggio...
Azione non-stop e risate a crepapelle. Inizia l'avventura oggi e fuggi in questo mondo di magia, romanticismo e mistero
Guarda ilcapitolo 1
Guarda ilcapitolo 1
Il demone mi sorrise in modo seducente. Aveva le sembianze di un uomo, uno molto bello, con la mascella squadrata, il naso dritto e i capelli impeccabili. Le sue labbra si curvarono verso gli occhi, facendo splendere l’intero volto: il volto di un modello di Armani. Non stupiva che, con quella faccia e con quell’abito che lasciava intuire muscoli tesi e scolpiti, le donne lo seguissero come una svendita da H&M.
Ma io non ero una donna comune.
I suoi occhi, neri come pozzi senza fondo, promettevano un’agonia eterna e mi facevano fremere di rabbia. Dio, quanto detestavo i demoni. Soprattutto quelli che predavano e si nutrivano di anime umane. Ero sulle sue tracce da due giorni, seguendo la scia di morte dietro di lui. Tutte le vittime erano donne ed erano state trovate nude in letti d'albergo senza alcun segno di lotta o indicazione di come fossero morte. Avevano tutte lo stesso strano sorriso sul volto, un sorriso di pura beatitudine. Mi era bastato dare un’occhiata al loro corpo, alla pelle emaciata e priva di qualsiasi eco di forza vitale, per sapere cosa le avesse uccise. E cosa l’assassino avesse preso loro: l’anima.
Avevamo a che fare con un demone incubus. L’essere demoniaco aveva il potere di sedurre le donne promettendo loro un piacere senza fine, per poi ucciderle e sottrarre loro l’anima.
Il dipartimento di polizia di New York City stava cercando un serial killer – un assassino umano – e quello era stato il suo primo errore. Ma la maggior parte degli umani non sapeva quali pericoli si nascondessero nella notte, era ignaro dei demoni e mostri che strisciavano nel nostro mondo attraverso il Velo dall’Aldilà per nutrirsi.
Mi si drizzarono i peli sulla nuca. Stava esercitando il suo fascino su di me. Sentii la sua malìa demoniaca, calda e invitante, intrecciarsi con la mia spina dorsale e accarezzarmi come mani di un uomo sulla pelle. Il mio volto rimase impassibile, ma dentro mi sentivo bruciare dalla rabbia, come fuoco.
Come Cacciatrice rintracciare e uccidere demoni, così come ogni altra creatura malefica che si aggirasse nella notte, era ordinaria amministrazione. Ci voleva una creatura per catturare una creatura.
Ero stata assunta per questo lavoro da Padre Thomas, uno dei preti locali di Thornville. Padre Thomas era un moderno Cavaliere Templare che conduceva una guerra segreta contro i nemici della Chiesa – demoni e mezzosangue – sotto la protezione della Chiesa stessa.
Uccidere l'incubus all'interno del bar non era un’idea geniale. Avevo bisogno di un posto buio, un posto tranquillo.
Sorrisi alla creatura. Il demone mi rivolse uno sguardo ammiccante, poi si alzò dal bancone e si avviò verso la porta, trasudando sicurezza e seduzione con ogni suo movimento. Poi scivolò fuori dal Black Pony Irish Pub.
Era presuntuoso e voleva che lo seguissi. Non aveva importanza se mi aveva scoperta o meno. Tracannai quel che restava del gin tonic e lo seguii.
Per essere un venerdì sera le strade erano più tranquille del solito; i miei stivali ticchettavano sul marciapiede mentre seguivo il demone. Si guardò alle spalle, alzando il sopracciglio, e al vedermi sorrise compiaciuto. Serrai la mascella e proseguii.
Il demone mi stava conducendo a un piccolo edificio decrepito con le pareti esterne dipinte da graffiti ad appena un isolato di distanza dal pub. Il mio sguardo si soffermò sull'insegna rossa lampeggiante che recitava Charms Motel. Maledizione. Mi stava portando al motel. Il prete non mi pagava abbastanza per questa merda.
Tutto questo è patetico, pensai, guardando lo squallido motel. Ero sprecata per questo lavoro, ma avevo bisogno di soldi.
Sulla porta si leggeva il numero sette in nero. Il demone tirò fuori una chiave, aprì la porta ed entrò.
Lasciò la porta aperta per me, un invito silenzioso. Esitai guardandolo attraversare la stanza e avvicinarsi al letto. Si tolse la giacca e si volse verso di me, i suoi muscoli umani facevano capolino dalla camicia scollata. Oh sì, era davvero presuntuoso.
Entrai e chiusi la porta dietro di me, sorridendo. Non era il caso di allertare i vicini. Una volta dentro, gettai uno sguardo attorno sulla tipica stanza da motel: un letto matrimoniale, un piumone a righe beige e grigio con cuscini e tende abbinati e, sul fondo, una sola porta che immaginai fosse quella del bagno.
C’era puzza di vecchie sigarette e muffa. I miei istinti predatori si agitarono quando avvertii un altro formicolio di malìa demoniaca solleticarmi la pelle.
Si tolse agilmente la camicia bianca e la gettò sulla sedia vicina. "Vieni a letto, tesoro. Lascia che ti mostri piaceri che non hai mai neppure sognato. So cosa vuoi. Quello che tutte le donne vogliono. Posso dartelo". La voce del demone era bassa e seducente, come le fusa di un amante. Mi veniva da vomitare.
"Ne dubito". Sapevo che dovevo stare al gioco, ma non riuscii a trattenermi. Avevo sempre odiato gli uomini belli e troppo sicuri di sé che pensavano di potersi portare a letto le donne con una strizzatina d’occhio, una cena economica e molto vino.
Il sorriso del demone vacillò appena, gli occhi neri inchiodati su di me. "Hai paura? Non averne. Non c'è niente di cui avere paura. Te lo prometto. Rilassati e basta". Attraversò la stanza e mi si avvicinò.
A quella distanza potevo sentire il suo odore di zolfo e muschio maschile. Era alto, più alto di quanto mi aspettassi, ma niente che non fossi in grado di gestire.
Chinò la testa e si passò la lingua sulle labbra. Sentii di nuovo provenire da lui un impulso di malìa demoniaca che mi avvolgeva in tentacoli di piacere. Sorrisi mentre la sua malìa pulsava per un'ultima volta prima di dissolversi del tutto, proprio come succede a tutte le magie e gli incantesimi demoniaci che mi vengono lanciati.
Sollevò il capo. Vidi il guizzo di fastidio e poi di consapevolezza quando capì che la sua malìa demoniaca non aveva effetto su di me.
"Tu" disse. Gli occhi neri si spalancarono. "Ho sentito parlare di te. La Cacciatrice disonesta… l’angelo nato…".
Gli mostrai il mio sorriso migliore. "In carne e ossa".
Sfoderai la lama dell'anima dalla cintura. Le lame angeliche ci vengono date dagli angeli, forgiate dal metallo e dalla luce celesti e dure come diamanti. Vibrai un colpo, ma il demone fece un balzo indietro, scivolando via come un'ombra, e la punta della lama mancò di poco il suo petto.
Sibilai al colpo mancato e barcollai in avanti. Era più veloce di quanto avessi previsto. Si muoveva come un mantello nel vento, scuro come la morte e altrettanto rapido.
Riuscii a scorgere la sua vera forma. Ora che doveva concentrare tutta la sua magia per sopravvivere, una veste umana richiedeva troppa energia. Privo del suo fascino era nudo, con la forma di un uomo ma piegato in avanti con lunghe braccia che sfioravano il pavimento e terminavano con artigli, e zoccoli al posto dei piedi. La pelle era segnata da piaghe e ferite aperte piene di pus giallo. L'odio e la sete di sangue bruciavano nei suoi occhi neri. Quando veniva illuminata dalla luce soffusa della stanza del motel, la sua faccia coriacea rivelava curve disumane che assomigliavano a quelle di una grande lucertola. L'odore di carogna riempiva l'aria, puzzava di morte.
"Però!" dissi scuotendo la testa. "Se solo le donne potessero annusarti e vedere come sei veramente, col cavolo che verrebbero a letto con te. Sei un brutto bast…".
Il demone mi attaccò. Sentii la sua fredda e potente magia demoniaca sollevarsi contro di me, ma non gli diedi il tempo di arrivare al termine.
Mi abbassai con un movimento fluido, poi mi rialzai e girai su me stessa, la punta della lama che sibilava nell'aria. Il demone indietreggiò, schiantandosi contro il muro. Ululò e tornò ad attaccarmi. Mi colpì alla schiena e mi fece cadere sul letto, la forza bruta ne mandò in pezzi la struttura e il materasso crollò a terra con noi sopra. Mi girai, proprio mentre il demone incombeva su di me.
Ululò colpendomi di nuovo, mentre bava gialla gli colava dalla bocca. Mi bruciavano gli occhi per la puzza di marcio e di zolfo.
"Osi disturbare il mio banchetto!" ruggì una voce in cui c’erano molte voci, mescolate con lamenti di demoni e grida di uomini agonizzanti. "Banchetterò con la tua anima, stronza di un angelo!".
Le sue fauci si richiusero sulla manica della mia giacca e mi lacerarono la carne con denti simili ad aghi. Imprecai mentre un dolore incandescente mi esplodeva lungo il braccio. Ghiaccio bollente mi scorreva lungo le vene: il veleno del demone. Sentii i muscoli del braccio contrarsi e poi diventare insensibili.
"Maledizione". Era noto che i demoni incubus usassero il veleno per paralizzare le loro prede in una trance completa quando il loro incantesimo non funzionava. Non succederà.
Gli sferrai un calcio e il mio stivale vibrò entrando in contatto con il suo ginocchio. Il demone barcollò all’indietro per un istante, ma poi tornò a lanciarsi su di me.
Lo colpii con la lama e sangue nero si sparse ovunque, ma era troppo veloce. Il colpo andò a vuoto e il demone scattò di nuovo verso il mio braccio. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Il bastardo mi avrebbe staccato il braccio a morsi se non l'avessi fermato.
Sentii un impeto di rabbia e panico quando gli conficcai la lama nel fianco provocandogli un taglio irregolare che gli strappò un ululato. Il demone mollò la presa e indietreggiò, sibilando e sputando. Dal taglio sul fianco grondava sangue nero mentre il bastardo si dimenava imprecando nell'antica lingua dei demoni.
"Il mio dialetto demoniaco è un tantino arrugginito" dissi sputando un po' del suo sangue. "Ma credo che tu mi abbia appena chiamata con una parola molto brutta. Sbaglio?" Guardai con disappunto lo strappo sulla manica della giacca. "Merda. Guarda cosa hai combinato. Questa era la mia unica giacca buona. Non posso permettermene una nuova, manco con la paga di questo schifoso lavoro".
L'incubo si voltò molto lentamente verso di me. Merda. Era davvero arrabbiato.
Scattò di nuovo nella mia direzione, correndo come una saetta, una visione indistinta di nero e ombra. Prima che potessi fermarlo, ci schiantammo contro il muro con un impatto spaventoso. Il dolore mi tolse il respiro e sentii la lama dell'anima sfuggirmi di mano. Una pioggia di frammenti di legno e intonaco esplose nell'aria, cadendomi sulla testa, e la polvere mi finì negli occhi, accecandomi momentaneamente. Ero inchiodata al muro e non riuscivo a muovermi.
Il demone scoppiò in una risata e ne sentii il respiro caldo sul viso. "Ti strapperò la pelle dalle ossa lentamente, finché non implorerai pietà, finché non invocherai la tua mammina… e poi succhierò la tua anima come acqua da una cannuccia".
Premette il suo corpo contro il mio. Urlai, scalciando e lottando per liberarmi. Merda, non avevo nessuna intenzione di farmi risucchiare l’anima da questo incubo che aveva decisamente bisogno di una doccia.
Mi afferrò per i capelli, bloccandomi la testa contro il muro, e mi leccò la faccia.
Ebbi un conato di vomito, i miei occhi lacrimavano per il puzzo di putrefazione. "Fottiti".
Mi assestò un pugno sul fianco, togliendomi l’aria dai polmoni. "Con piacere".
Sentii il demone puntare al mio collo prima ancora che si muovesse. Gridai, in preda al panico mentre una risata gutturale mi lacerava le orecchie. La sua mano si chiuse attorno al mio collo e iniziò a stringere.
Il sangue mi salì al viso. Non riuscivo a respirare. Dov'era la mia lama dell'anima?
Senza l’arma e sul punto di farmi risucchiare l’anima da un incubo, non rimaneva che una cosa da fare: colpire al posto giusto.
Sollevai il ginocchio con tutta la forza possibile e lo centrai dritto all'inguine… beh, dove mi aspettavo ci fosse l'inguine. Funzionò. L'incubo urlò di dolore e cadde, raggomitolandosi a terra.
Era un maschio, dopotutto. Anche i demoni maschi avevano i loro punti deboli.
Raccolsi la lama dell'anima dal lurido tappeto arancione e un brivido mi percorse la schiena. Il combattimento non sarebbe finito così presto. Avrei danzato con il demone ancora per un po' e avrei dato sfogo alla mia rabbia.
"Non farai mai più del male a un'altra donna, demone".
Il demone rise, una risata seducente. "Pensi di potermi uccidere?". Si eresse in tutta la sua altezza.
"L'ho già fatto".
Con un movimento del polso, lanciai la mia lama dell'anima. Volò dritta e precisa e colpì il demone all'orbita dell'occhio destro.
Il mostro si incendiò. Emise un urlo orribile e cominciò a dimenarsi per la stanza, con la bocca spalancata e i denti che sbatacchiavano mentre le fiamme lo consumavano. Il suo urlo mi fece accapponare la pelle. Si piegò su se stesso e barcollò verso di me, ardendo, e io indietreggiai.
"So cosa sei" urlò il demone, puntandomi addosso un dito in fiamme. "Lo so! Anche loro lo sanno. Lo sanno tutti! E ti troveranno! La tua morte è più vicina di quanto pensi! Tornerò…"
Il demone esplose in una nuvola di cenere. Senza neppure aspettare che si depositasse, attraversai la polvere e raccolsi la mia lama. La ripulii su una delle tende. Con quel buco nel muro, il letto distrutto e il mucchio di cenere che presto si sarebbe depositato in tutta la stanza, avrebbe fatto poca differenza.
La lama dell'anima riluceva. Vedevo il riflesso del mio volto affilato, incorniciato da un groviglio di lunghi capelli castani, che mi fissava. Dio, ero un disastro. Avevo bisogno di una doccia. Riposi la lama nel fodero.
"Bel lavoro" disse una voce alle mie spalle.
Trasalii e mi voltai.
C’era un uomo davanti alla porta e io non l’avevo sentito arrivare.